L’istruttoria, uno spettacolo forte che sprigiona un’emozione imponente e logorante. Fin da subito si viene
trasportati in un mondo diverso come Dante all’inizio della Divina Commedia. Uno spettacolo vissuto in
tutte le sue dimensioni, che da uno sguardo veloce a quelli che sembrerebbero dei camerini ci muove,
attraverso una porta, alla banchina di Auschwitz. Qui gli attori riescono a farti vivere un senso di vuoto,
confusione e smarrimento facendoti provare il caos provato da migliaia di persone nell’attimo in cui si
sono trovate tra la banchina della stazione e la selezione prima di entrare nel lager. Alla fine ci si siede e
si assiste alla rappresentazione del processo di Norimberga. Questo spettacolo nel rappresentarlo si
richiama di nuovo alla Divina Commedia e girone dopo girone, ci accompagna attraverso le atrocità di
Auschwitz: dalla banchina al lager, dai finti vaccini a base di Fenolo ai forni crematori, dalla storia di
soldati e medici delle SS alla triste vicenda di Lili Tofler.
Ci accompagna in questo viaggio come Virgilio, una giudice ligia al suo lavoro e convinta nello scoprire
la realtà dei fatti, anche se quest’ultima farà molto male. Lo spettacolo porta la nostra attenzione a dettagli
emozionali non canonici immergendoci in questo torrente di dolore e tristezza che ci accompagna per
tutto lo spettacolo. Vicenda dopo vicenda ci da modo di scoprire punti di vista e analisi differenti
accomunate solo dall’atrocità di quella che è stata successivamente chiamata Shoah. Lo spettacolo
conclude poi in un modo inaspettato, improvviso ed insolito un po’ come si e concluso questo capitolo
della storia. Uscendo dallo spettacolo però non si riesce ad emergere dall’immersione in questa triste
storia che ci farà ragionare a lungo sui dettagli di una vicenda che rimarrà segnata per sempre come uno
dei capitoli più buoi della civiltà contemporanea.